Vi è mai capitato un piccolo acciacco o dolore che non sapreste ben definire? Probabilmente la prima cosa che avete fatto è stata consultare il web per scoprire di cosa si tratta. Beh… Non siete gli unici.

Negli ultimi anni, l’accesso all’informazione sulla salute è cresciuto enormemente, diffondendosi in modo capillare: oggi si parla di malattie e medicina nei giornali, social, in molte pubblicazioni generaliste, trasmissioni, show televisivi, dossier e soprattutto online.
Le persone pretendono una risposta ai propri problemi di salute mentre sono comodamente sedute sulla poltrona con uno smartphone in mano.
Secondo le statistiche Censis, il 42% degli italiani cerca informazioni online sulla salute. Il 58% fa affidamento a internet per capire meglio le indicazioni del proprio medico, mentre il 55% preferisce verificare via web informazioni e diagnosi ricevute dopo una visita. In altri casi si discute con il medico dei risultati delle proprie ricerche su internet (37%) mentre il 20% contesta diagnosi e terapie secondo quanto appreso online.
Internet ha trasformato il rapporto tra medico e paziente rendendo il pubblico maggiormente “empowered” che, secondo definizione, vuol dire:
“Essere capaci di utilizzare conoscenza e comprensione per ottenere il controllo di fattori ed eventi che caratterizzano la nostra vita quotidiana, rendendo più semplice cogliere la complessità delle situazioni reali e ridurre le disparità tra professionisti e cittadini.”
Quindi…
Affidarsi alle nozioni di “dottor Google” conviene sempre?
Anche se le notizie ci fanno sentire il Dottor House della situazione, la grande quantità di informazioni rischia di scatenare confusione, diffidenza e spesso difficoltà nell’approccio con gli esperti. Fino ad arrivare, è ovvio, ad allarmismi ingiustificati. Avete presente il dolore al braccio che diventa infarto o l’emicrania autodiagnosticatasi tumore al cervello? Il “paradiso” dell’ipocondriaco!

Secondo Ibsa Foundation, solo il 44% di chi cerca informazioni su internet per l’autodiagnosi ritiene necessario un controllo delle fonti.
Internet presenta un’ampia varietà di contenuti in modo spesso non filtrato e dà la possibilità a chiunque di accedervi con opinioni e idee o modificando direttamente le fonti (come avviene ad esempio su Wikipedia).
Inoltre, il rischio dell’autodiagnosi via web in molti casi comporta perfino l’esclusione dell’intervento del medico che, oltre a danneggiare il rapporto di fiducia medico-paziente, può avere effetti negativi sulla salute della persona.
Per evitare complicazioni è utile creare una selezione ed analizzare con occhio critico tutto il materiale proposto facendo affidamento soprattutto a fonti autorevoli e siti certificati.

Quindi internet è inutile per l’autodiagnosi?
No, se utilizzato con consapevolezza e accompagnato dal confronto con un esperto è un valido supporto. Nella comunicazione medico-sanitaria internet ha molti lati positivi come ad esempio la presenza di social network (evoluzione dei forum) dedicati a pazienti che si forniscono supporto e sostegno a vicenda. Oppure, pensiamo alla telemedicina, grazie alla quale i chirurghi possono operare a distanza. Ancora, le app/siti internet che permettono di prenotare delle visite grazie ad un click o di qualificare il proprio stato di salute psico-fisico.
Tra i siti in cui è possibile fare autodiagnosi segnalo Symptom Checkers, che offre una veloce interpretazione dei sintomi e dei problemi di carattere generale compilando dei campi prestabiliti. Quindi, è utile per capire il problema e di conseguenza le modalità con cui può essere più opportuno intervenire.
Anche Google, consapevole del fatto che almeno una ricerca su venti è effettuata per trovare informazioni sanitarie, sta sviluppando nuove funzioni per potenziare i risultati in campo medico. Il motore di ricerca del futuro sarà in grado di fornire risposte adeguate e precise descrivendo i sintomi, caratteristiche e possibili trattamenti con illustrazioni di alta qualità.

Cosa cambia per i professionisti della salute e della medicina?
Chiunque operi all’interno del settore sanitario oggi deve fornire puntualmente all’interno del proprio sito internet dati, video, blog aggiornati, materiali interattivi eccetera. Tramite un’attenta pianificazione del content marketing, sulla base del proprio target di riferimento, è possibile fidelizzare e generare entusiasmo rispetto al proprio brand, promuovere i propri prodotti e attrarre nuovi clienti. L’azienda medica può decidere se ignorare il proprio pubblico o educarlo, condividendo materiali utili in base al percorso d’acquisto (buyer’s journey) con l’obiettivo di aiutarlo a scegliere la soluzione migliore. Inoltre, una buona gestione dei contenuti, sarà utile a dimostrare la professionalità e l’autorevolezza dei servizi medico-sanitari offerti dal marchio. Il sito The True North Custom descrive l’importanza del content marketing applicato al settore sanitario:“il 94% degli healthcare marketers stanno sfruttando azioni di content marketing (75%) o ne pianificano una loro attuazione entro l’anno (19%) con lo scopo di ottenere Brand awareness, fedeltà ed engagement”
Conclusioni
Da una parte la corsa indiscriminata all’autodiagnosi online rappresenta un rischio sia per i professionisti del settore che per la popolazione. Dall’altra può essere un’opportunità irripetibile per le aziende medico-sanitarie di interagire con i possibili pazienti/prospect.
Se vuoi rimanere aggiornato o saperne di più sugli argomenti trattati in questo articolo, contattaci o sfoglia ogni tanto le pagine del nostro blog. Abbiamo già parlato, ad esempio, delle sfide del digital health marketing, e del valore della user experience anche in questo settore.
Statemi bene!